La vernaccia è un vino bianco, asciutto, da gran dessert, con spiccati caratteri che lo rendono tra i più rinomati nella sua categoria.
UN VITIGNO SELVATICO AUTOCTONO
Vernacula era il termine usato dai Romani per indicare i vitigni indigeni, propri del luogo, che essi trovarono già esistenti al loro arrivo in Sardegna.
La vendemmia, effettuata di solito dalla seconda metà di settembre fino alla prima decade di ottobre, viene eseguita rigorosamente a mano.
Ha una fermentazione che si svolge in più fasi, cosa unica tra tutte le varie vernacce del mondo.
La Vernaccia è a buon merito ritenuto l’oro della Valle del Tirso, vino nobile come pochi altri in Sardegna.
Il nome Vernaccia
Il nome Vernaccia è attribuito a viti e vini differenti, presenti in regioni diverse e lontane tra di loro, senza alcun riferimento ai loro particolari caratteri biologici. Vernacula era il termine usato dai Romani per indicare i vitigni indigeni, propri del luogo, che essi trovarono già esistenti al loro arrivo in Sardegna.
Ciò induce a considerare la Vernaccia come un vitigno selvatico autoctono e allevato già in età proto-sarda, indicato genericamente, come i tanti altri vitigni autoctoni, vernacula, da cui la denominazione attuale di Vernaccia. In questo modo è infatti citata in un documento ufficiale del 1327 , il “Breve di Villa di Chiesa”, prima che gli spagnoli ne modificassero il nome chiamandola guarnacha.
La vernaccia è un vino bianco, asciutto, da gran dessert, con spiccati caratteri che lo rendono tra i più rinomati nella sua categoria, grazie al particolare processo biologico e caratteristiche organolettiche che lo rendono speciale e unico nel suo genere. La vendemmia, effettuata di solito dalla seconda metà di settembre fino alla prima decade di ottobre, viene eseguita rigorosamente a mano. Dopo una spremitura soffice ed una fermentazione naturale, il vino è trasferito in botti di media capacità, di castagno o di rovere, riempite al 75-80% del loro volume.
La Fermentazione
Ha una fermentazione che si svolge in più fasi, cosa unica tra tutti i vini del mondo.
La prima fase è quella costituita dalla fermentazione alcolica del mosto, da essa si ottiene un ottimo vino bianco. Da questo punto in poi la vernaccia, messa ad invecchiare in botti di castagno scolme, subisce una ulteriore trasformazione cosidetta "malolattica", causa principale delle sue caratteristiche uniche.
All’interno di queste botti inizia così la successiva fermentazione. Far maturare il “mosto fiore” della vernaccia in botti di castagno senza colmarle consente la risalita dei lieviti in superficie, con la visibile formazione di un velo sottile, il “flor”, responsabile principe dell’affinamento della vernaccia. Questa sorta di mantello a foggia di fiore difenderà la vernaccia dall’ossidazione, dettando la partenza della fase in cui i lieviti consumeranno invece ossigeno, innescando l’ossidazione di una parte delle sostanze prima createsi in nuove molecole volatili. Il flor sviluppatosi sulla superfice del vino, grazie al suo metabolismo e in presenza dell’ossigeno presente nello spazio vuoto della botte, contribuisce a formare quel tipico aroma della Vernaccia che, quando è particolarmente intenso, viene definito “murruai” (termine che si pensa abbia origine dai Romani, che usavano la mirra per profumare il vino). Raggiunto un determinato spessore il velo scende in profondità depositandosi sul fondo della botte e contribuendo così a rendere limpido il vino.
La formazione di questo velo è fondamentale per la qualità finale del vino Vernaccia: più la sua formazione sarà veloce, più sarà spesso e compatto, maggiore sarà la qualità del prodotto.
Un vino DOC
La Vernaccia è a buon merito ritenuto l’oro della Valle del Tirso, vino nobile come pochi altri in Sardegna, da annoverare come una vera e propria ricchezza, patrimonio culturale indiscusso, un vitigno speciale legato a doppio filo ad un territorio altrettanto caratteristico. La Vernaccia è stato il primo vino in Sardegna a fregiarsi, a pieno merito, del titolo di DOC (Denominazione di Origine Controllata) nel 1971.